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IL PATHOS DI MARCO MENGONI

La quarta serata del festival è stata dedicata alle canzoni e ai presentatori che hanno fatto la storia di Sanremo, infatti, abbiamo assistito, in diretta, all'inaugurazione del monumento di Mike Bongiorno e all'ingresso, sul palco dell'Ariston, di superpippo, ovvero Pippo Baudo, che non si è chinato a baciare il pavimento come ha fatto Albano la sera prima, ma che era visibilmente felice ed emozionato di trovarsi in un luogo che lo ha visto mattatore delle più belle serate del festival. Baudo è stato accolto dal pubblico in sala con molto affetto, poi si è lasciato andare a vari aneddoti sul passato ed ha ricordato alla Littizzetto quando le diede il primo bacio al festival dieci anni prima e la ribacia sotto gli occhi di un divertito Fazio, da qui nasce una parodia della canzone dei Giganti "Una ragazza in due" (1965) che i due conduttori dedicano alla Litti. Infine, il mitico presentatore riceve il premio Città di Sanremo dichiarando. "Devo tutto a questo mestiere, alla televisione, e per questo voglio continuare a farla bene". 
Questa serata vede la vittoria, tra i Giovani, di Antonio Maggio, meritata o meno, questo si vedrà ai posteri! Andando a ritroso, ripercorriamo l'esibizione dei cantanti che stasera non gareggiano e si cimentano, ognuno a modo loro e nel proprio stile, nel repertorio dell'epoca:  Malika Ayane in "Che cosa hai messo nel caffè" di Riccardo Del Turco, che ricordiamo più per "Luglio col bene che ti voglio...", senza lode e senza infamia; Daniele Silvestri con "Piazza grande", un tributo a Lucio Dalla, ma non ci ha emozionato; Annalisa ed Emma con "Per Elisa", una canzone scritta da Franco Battiato per la stupenda Alice, peccato che le due di Amici abbiano fatto di tutto per rovinarla; per non parlare poi della canzone di Elisa, "Luce", completamente rivisitata da Raphael Gualazzi che l'ha trasformata in un 5/4 jazz, non ci è piaciuta; Marta sui Tubi con l'ex usignolo dei Matia Bazar, Antonella Ruggiero che ci ha incantato con la sua voce sulle note di "Nessuno" di Betty Curtis e Wilma De Angelis; Modà con Adriano Pennino in "Io che non vivo" di Pino Donaggio, deludente; Simona Molinari e Peter Cincotti con il maestro jazz Franco Cerri in "Tua", ma la Molinari è ben lontana dalla sensualità che trasmetteva Jula De Palma, non basta essere solo belle; Maria Nazionale con Mauro di Domenico in Perdere l’amore, speriamo ne sia rimasto contento il napoletano Massimo Ranieri; Elio e le storie tese con Rocco Siffredi, ex porno star in "Un bacio piccolissimo" di Robertino, divertenti; il bravo Max Gazzè in "Ma che freddo fa" di Nada; Chiara in "Almeno tu nell’universo" cantata magistralmente dalla indimenticabile Mimì, Mia Martini e distrutta in maniera indecente da Chiara, ma non fanno le prove prima? ; Almamegretta con Clementino in "Il ragazzo della via Gluck" di Adriano Celentano che abbiamo molto rimpianto; Simone Cristicchi ci ha commosso con l'interpretazione della bellissima canzone di Sergio Endrigo "Canzone per te".
Infine, per ultimo ma non ultimo, abbiamo lasciato (per noi) il migliore artista, ovvero quello che ha saputo trasferire un grande pathos con le sua esibizione canora, una grande emozione che ha coinvolto non solo il pubblico in sala, ma che ha oltrepassato lo schermo ed è arrivata al cuore di milioni di persone, perchè non si è artisti per caso ed un talento come Marco Mengoni, che ha avuto un ottimo maestro in Morgan, non si incontra tutti i giorni! E resterà nella memoria di tutti noi il momento in cui ha cantato "Ciao amore ciao", scritta dal grande poeta e cantautore Luigi Tenco, ed interpretata (in versioni separate) dallo stesso Tenco e da Dalida al Festival di Sanremo del 1967. Lo stesso festival dove Tenco fu trovato morto, pare da Lucio Dalla prima e da Dalida poi, nella sua camera d'albergo all'Hotel Savoy, accanto al corpo un biglietto scritto a mano: « Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt'altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda Io tu e le rose in finale e ad una commissione che seleziona La rivoluzione. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi. » Aveva solo 29 anni. Malgrado si sia subito pensato al suicidio, la sua morte è ancora avvolta nel mistero! 
E, forse, è stato questo carico emotivo che, in un ragazzo giovanissimo e sensibile come Marco Mengoni, ha fatto si che per un attimo si è avuta la netta percezione che Luigi Tenco fosse tornato su quel palco per riprendersi tutto quello che gli fu negato allora, l'applauso e l'affetto del pubblico. Grazie Marco per quello che hai fatto, abbiamo pianto e sofferto insieme a te e poi sorriso perchè quello che si è compiuto ieri sera è stato un grande atto d'amore, perchè tu, con la tua bellissima voce avresti potuto creare virtuosismi vocali mentre, volutamente, hai tenuto un basso profilo, come se in quel momento a cantare fosse ancora Luigi. Noi ci auguriamo che tu possa vincere questo festival, ma non perchè sei dato per favorito e nemmeno perchè sei bravo, sarebbe scontato, vorremo che tu lo vincessi perchè possiedi una bella anima!
Dulcis in fundo, la presenza del grande Caetano Veloso che si è esibito in "Voce e linda" e "Piove" (Ciao, ciao bambina...) di Modugno, e poi, insieme a Stefano Bollani ci ha deliziato con "Come prima". Veloso ha interpretato le canzoni andando al cuore della melodia, come gli ha insegnato Joao Gilberto e questo avvalora la mia tesi su Marco Mengoni.

Antonella Di Pietro©

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