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ILARIA CUCCHI: DEVONO UCCIDERMI PER FERMARMI. E ANNUNCIA RICORSO IN CASSAZIONE

Stefano Cucchi: famiglia annuncia azione contro Ministero Giustizia. Tutti assolti in Appello gli imputati, lacrime in aula, 'sentenza assurda'. Pg aveva chiesto condanna per tutti.



"Il giudice penale deve accertare se vi sono prove sufficienti di responsabilità individuali e in caso contrario deve assolvere. E' quello che i miei giudici hanno fatto anche questa volta". Lo afferma il presidente della Corte d'Appello di Roma, Luciano Panzani, in risposta al 'Buongiorno' di Massimo Gramellini su La Stampa di oggi. Sulla assoluzione in appello degli imputati per la morte di Stefano Cucchi "nessuna gogna mediatica e nessun invito a 'far pagare i magistrati per i loro errori' se non vogliamo rischiare di perdere molto più di quanto già si sia perso in questa triste vicenda". Afferma il presidente della Corte d'Appello di Roma.

"Mi devono uccidere per fermarmi". Così Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, all'indomani della sentenza della Corte d'appello di Roma che ha assolti tutti gli imputati accusati della morte del fratello, Stefano Cucchi. "Non ce l'ho con i giudici di appello - aggiunge - ma adesso da cittadina comune mi aspetto il passo successivo e cioè ulteriori indagini, cosa che chiederò al procuratore capo Pignatone". Ilaria Cucchi spiega che "il prossimo passo è la Cassazione e la Corte europea. Non è finita qui. Se lo Stato non sarà in gradi di giudicare se stesso, faremo l'ennesima figuraccia davanti alla Corte europea. Sono molto motivata". 

"Mi sono svegliata con l'idea che in realtà abbiamo vinto. L'assoluzione per insufficienza di prove non è il fallimento mio o del mio avvocato, ma il fallimento della Procura di Roma", ha detto Ilaria Cucchi. "Chiederò al procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone - aggiunge - che assicuri alla giustizia i colpevoli della morte di mio fratello, perché due sentenze hanno riconosciuto il pestaggio e lo Stato italiano non può permettersi di giocare allo schiaffo del soldato, come ha detto in aula ieri il mio avvocato. Mio fratello è morto e non si può girare e indovinare chi è stato, devono dircelo loro". Ilaria Cucchi afferma che "tante volte ho attaccato il lavoro dei pm e sono stata molto criticata per questo, anche in aula dai difensori. Oggi ho l'ulteriore prova che avevo ragione".

"Il 'caso Cucchi' non finisce qui". Così Fabio Anselmo, legale della famiglia: "Ora aspetteremo le motivazioni della sentenza per preparare il nostro ricorso per Cassazione ma intraprenderemo anche un'azione legale nei confronti del ministero" della Giustizia, "affinché si possa riconoscerne la responsabilità rispetto alla morte di Stefano".

Non ci sono colpevoli per la morte di Stefano Cucchi. Non lo sono i sei medici condannati in primo grado per omicidio colposo e oggi assolti in appello. Nè i tre infermieri e i tre poliziotti che già erano stati prosciolti nel processo in Corte d'Assise. "Perchè il fatto non sussiste", hanno stabilito i giudici della II sezione di Roma. La vecchia insufficienza di prove. Il calvario del giovane romano, morto nel 2009 una settimana dopo l'arresto per droga, con i segni di traumi violenti e denutrizione, non ha dei responsabili. La famiglia di Cucchi è indignata, soddisfatti invece i legali dei medici e agenti della penitenziaria. 

Il caso non è chiuso, annuncia subito il legale dei Cucchi, che ricorrerà in Cassazione. "Una sentenza assurda. Mio figlio è morto ancora una volta", dice la madre Rita Calore. La sorella del giovane geometra, Ilaria, sempre in prima linea nella vicenda, scoppia a piangere. Poi attacca: "Una giustizia malata ha ucciso Stefano. Mio fratello è morto in questo palazzo cinque anni fa, quando ci fu l'udienza di convalida del suo arresto per droga, e il giudice non vide che era stato massacrato. Continueremo la nostra battaglia finché non avremo giustizia - promettono la madre e il padre di Stefano, Giovanni -. Non si può accettare che lo Stato sia incapace di trovare i colpevoli. Noi vogliamo sapere chi siano i responsabili". 

"Era quello che temevo - dice Fabio Anselmo, legale dei Cucchi -. Vedremo le motivazioni e poi faremo ricorso". E' stato proprio lui a mostrare nelle udienze le foto del corpo di Stefano. All'opposto, i legali degli imputati, sei medici, tre infermieri e tre agenti della polizia penitenziaria. Per tutti l'accusa aveva chiesto la condanna. "Era quello che ci aspettavamo come risultato minimo. Siamo molto soddisfatti", dice Gaetano Scalise, difensore del professor Aldo Fierro, primario del reparto detenuti dell'ospedale Pertini. "Il punto nodale - aggiunge - è che esistono dubbi sulla causa di morte di Cucchi, e questo esclude la responsabilità del medici". 

"Una sentenza assolutamente equilibrata perché dà atto dei dubbi che la perizia non era riuscita a risolvere", affermano i legali di Luigi De Marchis Preite, altro medico imputato. "L'effetto mediatico che qualcuno ha voluto portare alla ribalta non ha sortito alcun effetto, malgrado il grande impegno della parte civile - dice Corrado Oliviero, legale di uno degli agenti -. Se avessero avuto più coraggio i primi giudici avrebbero loro emesso questa sentenza". "Sono veramente felice di questa sentenza", dice Giuseppe Flauto, uno degli infermieri assolti anche in secondo grado. In primo grado i sei medici erano stati condannati per omicidio colposo. L'inchiesta e il processo per la morte di Cucchi hanno creato in questi anni anche degli schieramenti. "Per gli agenti di custodia non poteva che esserci l'assoluzione, non essendoci stato il pestaggio - dice il senatore Ncd Carlo Giovanardi -. Per i medici ribadisco quanto detto dall'inizio: Cucchi doveva essere curato e alimentato anche coattivamente. C'è una responsabilità morale di averlo fatto morire di fame e di sete". "L'omicidio di Stefano Cucchi rimane una ferita aperta di fronte al bisogno di verità e giustizia - scrive il leader di Sel Nichi Vendola su Twitter -. Una ferita insopportabile". 

"E' un dolore molto grande, che si somma a tutti gli altri", commenta Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi, 18/enne morto a Bologna nel 2005 mentre veniva arrestato. Nel suo caso 4 poliziotti sono stati condannati in via definitiva. Soddisfatto invece il sindacato di polizia Sap. "Tutti assolti, come è giusto che sia", dice il segretario Gianni Tonelli, che chiede al Comune di Roma di non intitolare una piazza a Cucchi. E proprio il sindaco della capitale, Ignazio Marino, si dice "senza parole". Il rispetto per i giudici "è massimo -aggiunge- ma questa sentenza è dissonante rispetto alle conclusioni formulate dalla Commissione d'inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale del Senato". Per Amnesty International "verità e giustizia sono ancora più lontane".

Rabbia, sconcerto, indignazione. Sui social network la sentenza Cucchi, che assolve tutti gli imputati per insufficienza di prove, continua a far discutere. "Che rabbia. Rabbia per una sentenza che non fa giustizia - scrive Roberto Saviano, sempre in prima linea, sui suoi profili Facebook e Twitter -. Rabbia per la famiglia di Stefano Cucchi che ricorrerà in Cassazione ma che probabilmente non saprà mai come si è svolta l'ultima settimana di Stefano in vita. Che rabbia per noi, che siamo foglie al vento, che ci sentiamo nudi e indifesi di fronte a tutto questo". Lo scrittore, sotto scorta da anni per le minacce ricevute dalla camorra dopo il libro Gomorra, aggiunge: "Stefano è stato arrestato in buona salute, o comunque nulla faceva pensare a una morte imminente, e dopo una settimana invece muore con il corpo martoriato dalle percosse, in stato di denutrizione e disidratazione. Eppure non è possibile individuare i colpevoli: per la legge quando c'è insufficienza di prove non c'è nessun colpevole. Almeno la decenza di non gridare alla giustizia, perché giustizia non è stata fatta".

Ma Saviano non è l'unico a dare voce al proprio sdegno. C'è chi lo fa in maniera molto più dura, come il rapper Fedez, nelle ultime settimane protagonista prima di una querelle per il suo inno utilizzato dal Movimento 5 Stelle alla kermesse del Circo Massimo a Roma, considerato vilipendio al presidente Napolitano, e poi di uno scontro con Maurizio Gasparri: "Cucchi morto disidratato? NOI moriamo disidratati perché certe stronzate non ce le beviamo. L'ingiustizia è uguale per tutti. #VERGOGNA", pubblica su Facebook allegando anche una foto con un manifestato listato a lutto sul quale si legge "Non mi uccise la morte, ma due guardie bigotte, mi cercarono l'anima a forza di botte.

"Stefano Cucchi - Assassinato dallo Stato". Fiorella Mannoia, più che alle parole (scrive solo "Stefano Cucchi."), si affida al video "Cantano tutti" di Primo & Squarta, dedicata proprio al ragazzo morto il 22 ottobre 2009, a una settimana dal suo arresto per droga. "Sono vicino alla famiglia Cucchi dopo questa amara sentenza.

#CucchiUcciso2Volte", posta invece Rocco Hunt. E sembra fargli eco Valerio Mastandrea che scrive: "Lo Stato ammazza sempre due volte". Paola Turci, riprendendo il titolo del Manifesto, twitta: "È stato ucciso. E nessuno è stato. #Cucchi". Raf, rispondendo ai suoi follower, chiosa: "casi come Cucchi o Aldrovandi provocano solo a chi è provvisto di coscienza un profondo senso di rabbia e sconcerto". Il vignettista Zerocalcare ripropone una vignetta realizzata qualche tempo fa in cui tre poliziotti-lupi mannari brandiscono i loro manganelli. "È di un paio di anni fa ma certe cose sono scolpite nell'eternità. #stefanocucchi". (Ansa)


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