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TRADIZIONI IN SICILIA: U PAGGHIARU, U CAVADDUZZU E L'OMU SABBAGGIU

A Messina è tornata, dopo due anni, la tradizionale manifestazione "U Pagghiaru, u Cavadduzzu e l'Omu Sabbaggiu", che si svolge come sempre il 6 gennaio, giorno dell'Epifania, nella piazza centrale di Bordonaro. 



L'origine de “U Pagghiaru” risale all'XI secolo ed è stato introdotto dai Padri Basiliani che portarono dall'Armenia l'uso di festeggiare il giorno del Battesimo del Signore, con riti solenni celebrati sotto una sorta di capanno sospeso su un alto palo e addobbato con vari oggetti multicolori, che richiama l'albero di Natale o quello della cuccagna o, ancora, un rifugio utilizzato in un recente passato in gran parte della Sicilia, da pastori, contadini e carbonai.

La festa del "U Pagghiaru" è unica in Sicilia ed anche a livello nazionale, non si celebra festa simile in nessun altro posto. Per la sua singolare caratteristica, un mix tra religiosità e paganesimo, ogni anno richiama migliaia di persone che assistono a tale rito, anche perché si conserva la tradizione dello sparo della pantomima de "U cavadduzzu e l'omu sabbaggiu". Bordonaro è uno dei 48 casali di Messina che conserva ancora le tradizioni religiose, culturali ed etno-antropologiche.

I lunghi e articolati preparativi necessari per la realizzazione di questa manifestazione impegnano diverse persone che, sin da alcuni giorni prima del 6 gennaio, si riversano nei boschi circostanti il centro abitato per scegliere pertiche e verghe, preferibilmente di castagno, e frasca di acacia necessari alla costruzione della struttura, detta "U Pagghiaru", che viene rivestita di rami di corbezzoli messi attorno al tronco insieme ad arance, limoni, mandarini e ciambelle di pane azzimo, attorno a cui ruoterà l'intero rito che, pur riplasmato in chiave cattolica, fonda le sue origini nelle antiche feste agrarie di matrice precristiana tendenti a propiziare la fecondità della terra.

Seguendo ritmi e tecniche acquisite nei secoli e tramandate di generazione in generazione, al centro della piazza di Bordonaro viene fissato il palo di circa nove metri alla cui sommità si monta la "crucera", ovvero una croce realizzata incrociando quattro piccole travi all'interno di un cerchio di ferro, che diviene elemento di raccordo tra il palo e la struttura campaniforme che lo stesso sorregge, quindi si tesse, con una serie di pertiche intrecciate tramite lunghe verghe, il telaio che dà forma alla cupola e che, successivamente, si ricopre con fogliame di acacia.

Nella mattinata del 6 gennaio la struttura campaniforme, ormai completa e sospesa sull'alto palo, viene addobbata con arance, limoni, cotone idrofilo, tondini di cartoncino colorato e ciambelle di pane azzimo, mentre la croce, secondo la tradizione, viene addobbata con arance, salsiccia, panini che formano una stella splendente e decorata con un lungo nastro rosso. A questo punto "U Pagghiaru" diviene meta di curiosi e visitatori, ma soprattutto di tutti coloro che parteciperanno alla sua scalata, e che quindi ne osservano ogni particolare alla ricerca del punto più idoneo. L'assalto però non può avvenire se non dopo alcune cerimonie religiose, quali la benedizione delle acque e dello stesso Pagghiaru, che hanno luogo nel tardo pomeriggio.


Il giorno della festa dell'Epifania, il Parroco del villaggio, dopo avere celebrato la Santa Messa, si avvia seguito da una grande folla di gente, verso lo spiazzo dove è stato eretto "U Pagghiaru", affiancato da suonatori di zampogna. Su questa struttura si arrampicano alcuni giovani, i cosiddetti “assaltatori”, che impazienti di sfidarsi, si buttano all'impazzata sotto "U Pagghiaru" e, con l'aiuto di parenti ed amici, si lanciano per scalarlo cercando di aggrapparsi alla cupola e dando inizio ad una affannosa arrampicata che si conclude con la vittoria di chi, per primo, riesce ad impossessarsi della croce. Gli altri, invece, che sono riusciti comunque a scalare la struttura, iniziano a spogliare "U Pagghiaru" dalle arance, dai limoni e dalle ciambelle di pane, lanciandoli sulla folla, in una sorta di ridistribuzione dei beni con chiaro valore augurale e propiziatorio.


A conclusione di questa manifestazione, della durata di pochi minuti, la folla si raduna nella vicina Chiesa dove il sagrato diviene teatro di un altro rito ricco di fascino, oltre che di interesse antropologico: la pantomima del "Cavadduzzu e l'Omu Sabbaggiu". Si tratta di una sorta di battaglia inscenata, sotto forma di danza eseguita al suono della banda musicale, da due uomini che indossano, il primo un'armatura raffigurante un cavallo, u cavadduzzu, e l'altro una corazza, un elmetto, una lancia e uno scudo, l'omu sarbaggiu. Le armature, realizzate con canne e legno, piuttosto che essere rivestite con stoffa o cartapesta, per meglio plasmare le figure, come spesso accade nelle tante feste siciliane in cui assumono un ruolo centrale personaggi biblici, giganti, animali o diavoli, qui vengono sapientemente addobbate con centinaia e centinaia di petardi fatti esplodere proprio nel corso della battaglia-danza. L'abilità dei due stravaganti personaggi sta nel riuscire a mimare i passi di danza assecondando lo sparo dei mortaretti e le fontane di fuoco.

A vincere la battaglia, non più lunga di cinque minuti, è colui che spara l'ultimo colpo che tradizionalmente deve essere il cavadduzzu. La pantomima rappresenta la ciclica lotta del bene contro il male, residuo di quei riti magici che venivano celebrati nelle antiche società agrarie, soprattutto nei periodi invernali in cui più forti si facevano le paure e le incertezze per il futuro e in quelli primaverili per propiziare il rinnovo della natura e la fecondità della terra. Un giorno di festa, quindi, con due riti, diversi nell'apparato scenico e nello sviluppo, ma con un unico significato intrinseco e cioè, ancora una volta, la rigenerazione della vita e della natura e la propiziazione di un futuro migliore. La festa si conclude con i giochi di artificio.

L'evento è stato promosso e sostenuto dalla Parrocchia Santa Maria delle Lacrime di Bordonaro, dall'Associazione Mari e Monti 2004, dall'Associazione Pegaso e dall'Associazione "In Viaggio con Goethe". Per consentire lo svolgimento della manifestazione a Bordonaro sono state disposte dal Comune di Messina alcune limitazioni viarie. Dalle 8 alle 24 di martedì 6 gennaio è prevista l'interdizione al traffico veicolare della via Cianciolo, nel tratto compreso tra piazza Chiesa S. Maria delle Grazie e l'intersezione di via Comunale Santo. Mentre, dalle 6 alle 20,30 di martedì 6 vigerà anche la chiusura al transito veicolare nell'area del capolinea ATM limitrofa al viale Bertuccio, limitatamente all'area di sosta del bus. Istituito inoltre il divieto di sosta, con zona rimozione, negli stessi tratti viari interessati dal divieto di transito veicolare.

A.D.P.



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