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CAMPO DI FOSSOLI: L'ANTICAMERA DEI LAGER NAZISTI NEL LIBRO "SULLA STRADA PER IL REICH"

Presentazione volume "Sulla strada per il Reich. Fossoli, Marzo-Luglio 1944" di Giovanna D'Amico. Un lungo scavo archivistico che mette in luce la natura del Dulag carpigiano quale luogo di transito di internati, diretti verso destini diversi.



Giovedì 26 marzo, alle ore 16, presso l’Accademia Peloritana dei Pericolanti verrà presentato il volume "Sulla strada per il Reich. Fossoli, Marzo-Luglio 1944" di Giovanna D’Amico (Mursia, Milano 2015). Ne discuteranno il prof. Santi Fedele, docente dell'Università di Messina e il prof. Rosario Mangiameli, docente dell’Università di Catania. Sarà presente l’autrice.

Il campo di Fossoli nacque come campo di prigionia e concentramento situato nell'omonima località dell'Emilia-Romagna, a circa 5 km da Carpi, provincia di Modena. Istituito nel 1942 dal Regio esercito italiano per i militari britannici, sudafricani, neozelandesi catturati nelle operazioni di guerra in Africa settentrionale. Nel 1943, la Repubblica Sociale Italiana apre a Fossoli, in ottemperanza ai dettami della Carta di Verona e dell'Ordine di Polizia n. 5, il campo di raccolta speciale per gli ebrei provenienti dai campi provinciali del territorio della RSI.

Campo di Fossoli per ebrei e oppositori politici

Oltre agli ebrei, dal gennaio del 1944, vennero internati anche gli oppositori politici. Il 19 e il 22 febbraio 1944, partirono i primi due treni di deportazione degli ebrei verso lo sterminio a Auschwitz. Sul secondo convoglio, insieme ad altri 650 deportati verso Auschwitz, vi era lo scrittore Primo Levi che rievoca la sua breve permanenza a Fossoli nelle prime pagine del famoso libro "Se questo è un uomo" e nella poesia "Il Tramonto di Fossoli": "Io so cosa vuol dire non tornare. A traverso il filo spinato Ho visto il sole scendere e morire; Ho sentito lacerarmi la carne Le parole del vecchio poeta: «Possono i soli cadere e tornare: A noi, quando la breve luce è spenta, Una notte infinita è da dormire»."

Dulag di Fossoli

Il 15 marzo 1944 il campo di Fossoli divenne un Dulag, ovvero un Campo di Polizia e Transito (Polizei-und Durchgangslager) utilizzato dalle SS come anticamera dei campi di sterminio nazisti e inserito, di fatto, nel sistema concentrazionario nazista, quale principale campo deputato alla deportazione dall'Italia verso i Lager del Reich. Nell'agosto 1944, il Campo Nuovo passa alle dipendenze della Direzione generale per l'ingaggio della manodopera per la Germania (Gba): il campo raccoglie cittadini rastrellati, oppositori politici, uomini e donne da inviare al lavoro coatto nei territori del Terzo Reich. In seguito ai bombardamenti il campo viene trasferito a Gonzaga nel mantovano.

I circa 5000 deportati politici e razziali internati a Fossoli ebbero come tragiche destinazioni i campi di Auschwitz-Birkenau, Buchenwald, Bergen-Belsen, Mauthausen, Ravensbruck. Ad oggi è noto che tra il gennaio e l'agosto 1944 siano stati organizzati per gli internati di Fossoli almeno 8 convogli ferroviari, cinque dei quali destinati ad Auschwitz.

Nel dopoguerra, vi furono internati prigionieri dello sconfitto regime, successivamente anche profughi ed ebrei reduci dai lager in attesa del rimpatrio. Da qui mosse i primi passi la comunità di Nomadelfia per bambini abbandonati e orfani di guerra. Successivamente il campo di Fossoli divenne il Villaggio San Marco. Le trasformazioni fatte piegarono le preesistenti strutture di prigionia alle nuove esigenze di vita quotidiana di una comunità civile, nascondendo in parte i segni più evidenti del Dulag. Infine, nel 1973 fu inaugurato il Museo Monumento al Deportato dove sulle pareti dell'ex campo di concentramento si possono ammirare graffiti di alcuni grandi pittori come Renato Guttuso, Pablo Picasso e Fernand Léger, che descrivono l'orrore del lager. Mentre nelle teche si possono visionare reperti, oggetti e fotografie, ordinati da Lica e Albe Steiner.

Lo studio di Giovanna D’Amico, operato nel suo libro "Sulla strada per il Reich. Fossoli, Marzo-Luglio 1944" si inserisce nell’ampio quadro di analisi dell’universo concentrazionario, che ha definito in modo rigoroso il ruolo svolto dai Dulag come primo anello della catena organizzativa. Partendo dalla ricostruzione dei convogli dei deportati inviati oltralpe e dal confronto con le carte d’archivio tedesche, è stato possibile per l'autrice individuare coloro che transitarono per Fossoli ed i tempi e le modalità di cattura per ogni singola regione. Grazie all’affinamento della cifra degli internati e transitati per il Dulag carpigiano, di cui vengono riportati 1.484 percorsi biografici, e alle statistiche sulle regioni di provenienza e di cattura, sino ai luoghi di destinazione finale, questo testo rappresenta un prezioso contributo per la comprensione dei meccanismi di funzionamento dei campi di transito.

Giovanna D’Amico, dottoressa di ricerca in Studi Storici all'Università di Trento, è docente di Storia Contemporanea presso l’Università degli Studi di Messina. È autrice di numerosi saggi sul tema della deportazione degli italiani nei campi di concentramento nazisti, sulle vicende di reintegrazione delle vittime del fascismo nel dopoguerra italiano ed europeo e su diverse tematiche legate alla Seconda guerra mondiale e alle relazioni italo-germaniche. Tra i suoi scritti: "Quando l’eccezione diventa norma" (2006), "I siciliani deportati nei campi di concentramento e di sterminio nazisti" (2006). Per Mursia, con Giovanni Villari e Francesco Cassata, ha curato "I deportati politici 1943-1945", che costituisce il primo volume de "Il libro dei deportati" (2009).


Antonella Di Pietro

I deportati politici nel campo di transito di Fossoli

Marzo-Luglio 1944
di Giovanna D'Amico

Oggi che le diverse memorie delle vicende di persecuzione sotto il fascismo tendono a sedimentarsi come specifiche e tra loro irriducibili, può forse sorprendere quanto la memorialistica abbondi di esempi in cui i destini tra oppositori politici e ebrei da un lato e oppositori politici e “lavoratori coatti”, dall’altro, si siano, a volte anche solo per brevi tratti, toccati. Uno degli esempi più interessanti è il momento del viaggio che dall’Italia conduceva i singoli, catturati nelle più diverse circostanze, Oltralpe, nelle svariate località di destinazione del Terzo Reich in cui venivano portati.  Gli ebrei andarono in maggioranza ad Auschwitz, per conoscere la selezione, che per la maggior parte di loro avrebbe significato lo sterminio immediato, gli oppositori politici per lo più verso i co­siddetti Konzentrationslager (KL, campi di concentramento nazisti) e i lavoratori “coatti” in luoghi di impiego nel lavoro, agricolo o industriale, controllati dal GBA (Generalbevollmächtiger für den Arbeitseinsatz), plenipotenziario generale per l’impiego del lavoro).
Nelle sue memorie, Lina Baroncini, arrestata a Bologna il 24 febbraio 1944 e mandata a Fossoli, prima di partire per Ravensbrück il 2 agosto 1944 ricorda il momento della partenza dal Lager carpigiano assieme alle compa­gne di prigionia; nel convoglio erano presenti anche ebree “pure”, con cui avrebbe viaggiato fino a Verona. Con le ebree “miste”, invece, il viaggio sarebbe proseguito fino a Ravensbrück:
"Partimmo in camion aperti, noi quattro donne, e c’erano anche delle famiglie di ebrei, misti ebrei, madri con figli. Quando poi siamo arrivati non so se a Verona […], ci han messo in una caserma, e lì è avvenuto lo smistamento. Noi siamo rimaste assieme, forse perché eravamo politiche e le politiche le portavano a Ravensbrück, mentre gli ebrei li han separati: facevano il conto di chi era ebreo, di chi era misto ebreo, e i figli li han messi da una parte e le madri dall’altra […]. Siamo state lì, mi sembra, tutto un giorno e una notte, o la sera stessa ci han caricato nei vagoni bestiame e siamo partite, chiuse dentro. Con noi sono partite anche Giorgina Bellak e due sorelle, miste ebree, che son venute a Ravensbrück, mentre la madre l’han mandata da un’altra parte". 
Per quanto poco focalizzato, il viaggio tra ebrei “misti” e politici non è del tutto ignoto alla storiografia. Nuova è invece l’acquisizione che i deportati politici destinati ai KL viaggiarono non di rado assieme ai “lavoratori coatti” per poi seguire ciascuno la propria strada al momento dell’ingresso in Lager o da lì a qualche tempo. Ne è un esempio lampante il convoglio partito da Fossoli il 21 giugno 1944 e giunto a Mauthausen il 24 successivo, carico di 475 persone arrivate in KL e di un numero imprecisato di “lavoratori coatti”, che dalle testimonianze disponibili sembrerebbe essere ammontato a circa 150-200 unità: ma la cifra andrà riscontrata con maggiore precisione. 
In una lettera a Riccardo Bruzzani del 2 ottobre 1985, che chiedeva informazioni attorno ad uno dei “coatti” presenti in quel trasporto, l’allora vicepresidente dell’Aned, Ada Buffulini, aveva risposto di ritenere possibile che questi facesse parte “di un gruppo che è partito da Fossoli intorno al 20 giugno 1944 con un treno diretto a Mauthausen”. E aggiungeva: “Da questo contingente furono separate circa 150 persone che non rimasero nel campo di sterminio di Mauthausen ma furono avviati a campi di lavoro per lo più a Linz”. La vicenda è peraltro confermata anche da documentazione d’archivio. Rinaldo Castello, residente all’epoca della cattura a Chivasso, racconta di essere stato arrestato in Val Germanasca il 28 marzo 1944, per poi venire rinchiuso alla nuove di Torino dal 30 successivo al 25 maggio 1944, quando scarcerato sarebbe stato mandato nel Dulag di Fossoli. Venne quindi inviato a Mauthausen col convoglio giuntovi il 24 giugno 1944, per essere destinato al lavoro “coatto” “nei pressi di Linz”. 
Nel suo fascicolo personale è presente sia la prova documentaria del suo ingaggio lavorativo a Linz, sia un foglio scritto in tedesco con sotto la traduzione italiana che riproduceva la dichia­razione fatta sottoscrivere a quanti non si sarebbero fermati nel Lager austriaco in qualità di deportati politici:
"Oggi ho appreso quanto segue: il mio rilascio dal campo di concentramento di Mauthausen si è verificato perché mi è stata data l’opportunità di lavorare in Germania. Qualora io dovessi abbandonare senza permesso il posto di lavoro nel quale vengo mandato o non adempiere ai miei obblighi, oppure dovessi turbare la serenità dell’azienda o non comportarmi come da me ci si attende, so che verrei mandato durevolmente nel campo di concentramento di Mauthausen".  
A ripercorrere la memorialistica con il senno del poi non può quindi sorprendere che testimoni quali Enea Fergnani, arrestato a Milano e trasferito notoriamente dal carcere di San Vittore nel Dulag di Fossoli il 27 aprile 1944, abbiano ricordato nelle loro memorie che assieme ai deportati in KL in quel trasporto viaggiarono anche lavoratori forzati. Tale destino comune è molto più che un dettaglio, la cui forza d’urto appare evidente se si mette il dato in rapporto con le precedenti acquisizioni della storiografia. Fino ad oggi si riteneva che Fossoli avesse funzionato quale luogo di transito per i “lavoratori coatti” solo dall’agosto 1944, e cioè a partire da quando venne esplicitamente gestito dal GBA; tale convinzione ha impedito di percepire che in realtà il flusso dei “coatti” fosse cominciato sin da prima, quando il campo funzionava precipuamente quale punto di passaggio per gli oppositori politici e gli ebrei. 
La possibilità di lavorare all’interno di un gruppo di ricerca, nato su committenza della Fondazione di Fossoli di Carpi con l’incarico specifico di occuparmi degli oppositori politici e - particolarmente dei deportati in KL - mi ha permesso di operare un profondo scavo archivistico basandomi sia sulle carte conservate presso l’ITS (International Tracing Service) di Bad Arolsen, sia su quelle depositate presso le Gedenkstätten (Musei della deportazione) di Dachau, Ravensbrück, Buchenwald, sia ancora sulla documentazione attorno al campo di concentramento di Mauthausen, conservata presso il ministero degli Interni di Vienna, e su quella infine depositata negli archivi di Stato di Torino e di Milano. In questi ultimi due casi mi sono concentrata particolarmente sui registri italiani e tedeschi delle carceri di San Vittore e sui registri italiani (quelli tedeschi non sono infatti disponibili) delle carceri Nuove di Torino. L’analisi della documentazione raccolta e il suo intreccio con la memorialistica mi hanno poi permesso non solo di focalizzare l’aspetto del tutto inedito dei passaggi “precoci” di “coatti” per il Reich e dei viaggi comuni tra “coatti” e “deportati politici”, ma anche di ridefinire attraverso tale acquisi­zione la consistenza numerica effettiva dei deportati in KL transitati per Fossoli. 
Negli studi di Anna Maria Ori e di Luciano Casali il numero più alto di matricola attribuito a Fossoli ai “perseguitati politici” rinvenuto era stato 2580, mentre ora ho potuto acquisire un limite di poco più alto, avendo riscontrato il numero 2710, che rapportato alla attribuzione di matricola più bassa riscontrata in un internato di Bolzano non passato in precedenza per il Lager carpigiano, e cioè il numero 2.842, permette di osservare che la cifra complessiva dei cosiddetti “politici” passati per Fossoli deve essere stata compresa tra le 2.710 e le 2.841 unità. L’identità dei numeri di matricola di quanti passati per Fossoli venivano poi mandati a Bolzano ha infatti reso possibile fare ragionamenti circostanziati sul numero effettivo degli immatricolati, quanto meno all’interno del cosiddetto “Campo Nuovo”. A questa cifra andrebbero sommati coloro che all’ingresso del campo non vennero immatricolati, benché la loro determinazione numerica sia tutt’altro che semplice da definire. 
La novità però più significativa e che scaturisce dal parallelismo dei destini tra “coatti” e “oppositori politici” sta nel fatto che in questa massa numerica, oltre ai deportati in KL e agli oppositori politici in senso stretto rimasti in Italia o recatisi Oltralpe, è compreso un numero considerevole (che supera le 1.000 persone) di lavoratori “coatti”; i deportati in KL non sono a mio avviso più di 1300; di questi ho potuto riscontrarne ben 1074, di cui solo 57 possono essere considerati incerti; i certi sono quindi almeno 1017. Trovare questi nomi è stato tutt’altro che facile; c’è voluto infatti un salto logico per poterli individuare. Notoriamente, la difficoltà di rilevazione risiede nel fatto che sono andati perduti i registri in cui venivano annotate le presenze degli internati nel Lager carpigiano. D’altra parte - almeno nel caso dei deportati in KL - la ricerca sui deportati dall’Italia diretta da Brunello Mantelli e da Nicola Tranfaglia permetteva finalmente di avere l’universo. Perché allora non prendere l’avvio dal pieno delle conoscenze disponibili, anziché dalle lacune? 
In altre parole, determinante è stato partire dal presupposto che se i nominativi dei transitati per Fossoli successivamente deportati in Kl andavano nella gran parte dei casi riscontrati uno ad uno era però pur vero che finalmente si disponeva di un punto di partenza solido e non del vuoto assoluto. E cioè, in altre parole, dell’universo nominativo dei deportati in KL, all’interno del quale - per forza di cose - dovevano essere presenti anche quanti fossero tran­sitati in precedenza per Fossoli: si trattava di trovare un metodo per individuarli. La strategia metodologica è stata quella di provare a riscontrare i convogli coi quali essi avevano viaggiato partendo dai casi noti per poi cercare di rintracciare gli ignoti attraverso successive ipotesi di ricerca. La mappatura dei casi già esplicitamente presenti ne I deportati politici, frutto della ricerca anzidetta, nella quale peraltro erano confluiti numerosi studi locali, alcuni dei quali avevano preso in considerazione anche il passaggio dei deportati indagati su scala locale per Fossoli, è stata un ottimo punto di partenza. 
Per passare dai casi noti a quelli ignoti ho ipotizzato che oltre a coloro specifica­mente individuati nei convogli isolati dall’universo, negli stessi trasporti fossero presenti anche altre persone transitate per Fossoli, i cui nominativi andavano però individuati. Occorreva allora ricostruire integralmente gli elenchi dei partenti e poi verificare nome per nome il percorso di ciascuno, ma ciò sarebbe stato possibile solo attraverso il loro riscontro diretto nelle cosiddette Zugangslisten (liste di ingresso) disponibili nei diversi Lager KL. Le viste archivistiche nei diversi Musei della memoria e presso il ministero degli Interni di Vienna - di cui si è già detto - sono state appunto funzionali alla ricostruzione dei convogli. Il luogo comune che l’analisi dei trasporti sia stata già operata pressoché integralmente da Italo Tibaldi va sfatato: egli ha certamente lavorato molto a questa ipotesi, ma questioni metodologiche mai del tutto risolte e l’insufficiente riscontro sulle carte tedesche non gli hanno permesso di operare ricostruzioni sempre fedeli. 
Ricostruiti i convogli diventava necessario approfondire i percorsi di ciascun partente per giungere alla individuazione puntuale di chi fosse transitato per Fossoli e di chi no. Cruciale è stato a questo scopo l’accesso all’ITS di Bad Arolsen, che contiene gli incartamenti di numerosi deportati in KL e dei questionari da essi direttamente compilati, oppure compilati dai loro familiari soprattutto in occasione dell’indennizzo loro versato da parte della Repubblica Federale Tedesca a norma del Decreto del Presidente della Repubblica del 6 ottobre 1963 n. 2043, a seguito degli accordi intercorsi tra lo Stato tedesco e quello italiano per definire le riparazioni da elargire alle vittime italiane del nazionalsocialismo. Presso l’ITS ho potuto consultare gli incartamenti delle persone interessate trovando spesso informazioni riguardanti il percorso che aveva portato alla loro deportazione: luoghi e date di arresto, motivo dell’arresto, informazioni biografiche di rilievo e via discorrendo, oltre che naturalmente anche la testimonianza del loro soggiorno a Fossoli. 
Questi riscontri mi hanno portata alla ricostruzione dei trasporti contenenti partenti transitati per il Lager carpigiano, con l’avvertenza che quelli segnati con un asterisco andrebbero ulteriormente riscontrati e che le liste nominative del convoglio giunto a Mauthausen il 21 novembre 1944 non sono state interamente ricostruite, così come non sono state ricostruite quelle che fanno riferimento al convoglio giunto in quello stesso Lager au­striaco il 4 febbraio 1945, qui peraltro non considerato. Emerge quindi il ruolo di Fossoli quale genere misto, che al pari del Dulag di Bolzano ebbe molteplici funzioni riguardo al ventaglio categoriale di quanti vi transitarono: non può sorprendere allora che al suo interno potessero convivere tipologie di internati strutturalmente diverse tra loro quali i (futuri) lavoratori “coatti” e i (futuri) deportati in KL. Tale acquisizione dovrebbe forse incoraggiare l’analisi comparativa dei Dulag all’interno del più vasto quadro europeo dei campi di transito: ciò consentirebbe di distinguere meglio tali realtà da quelle dei KL, cui esse a volte vengono troppo sbrigativamente assimilate.

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1 Commenti
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  1. Un tema terribilmente complesso e difficile da commentare in breve..., osserviamo solo che lo struggente pensiero di Caino di uccidere intere generazioni e milioni di indifesi, ci lascia ,intanto come cristiani credenti, assai sbigottiti...! In nome ed in difesa della razza ariana , quel famoso Hitler ha scaraventato tutto su cittadini che sarebbero stati la causa del I° conflitto mondiale 1915-18 ed inoltre quel popolo avrebbe imposto il comunismo in un'Europa forse poco difesa dalla potenza politica sovietica...-Brutali massacri contro i simili da un diabolico e schizzo-frenico elemento megalomane che intendeva dominare il mondo...- Purtroppo nella bestiale 'trappola' pure l'Italia di Mussolini è caduta sotto i suoi stivali e la sua contorta 'svastica'. Scrivere di gettito e di petto ,comporta un'analisi pur per certi versi ed indirettamente da ragazzino vissuta e paurosamente riportata da mio padre Francesco, grande combattente ed invalido nella guerra 'civile' di Spagna,presente con l'esercito italiano per ben tre anni al fianco del gen. Franco. Quanta tristezza, viltà, distruzione di legami forti ed affettivi, cancellazione di opere artistiche, abitazioni e chiese...- Il libro di c.s. dipana i particolari e le bibliografie di centinaia di deportati, ci porta alla gelida ed assurda storia degli accadimenti dei campi di concentramento; grande lavoro . Tanto si è scritto, raccolto in film, diapositive , neri e sbiadite foto, che confermano la lacerante oppressione ed il totalitarismo di politiche dominanti e irrazionali...- Mi chiedo se pure oggi, si stia affermando, in forma poi non del tutto subdola, una forma di esclusione, schiacciamento, divisione, distinzione di razze, popoli minori ..attraverso violenze inaudite e ben 'nascoste', su suggerimenti proposte dall' alto da insospettabili personaggi in cerca di 'vana gloire'...- Forse ancora non si è capito nulla del significato dei terremoti dell'anima su masse indifese e deboli, su fratelli poveri e resi tali da secoli...in una specie di schiavitù non del tutto 'strisciante' e comunque ovunque crescente...- Auguri alla professoressa per la dignità,la forza ,il coraggio di aver raccolto tante testimonianze ,che la storia non può certo dimenticare...-Vorrei continuare a scrivere degli aspetti economici e 'falsamente politici' di una Germania sempre primo 'vagone' in una corsa impari e tuttavia inadeguata a diversi paesi della U.E. che chiedono dialogo,proposte comuni, prezzi e salari congrui, parametri da rivedere , fiscalità e quella politica monetaria e finanziaria di istituti di credito e delle assicurazioni ,che impongono diktat molto discutibili e 'sui generissssss'- Grazie, Roberto Lo Presti -

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