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SI E' SPENTA LA VOCE DEL MARE: ADDIO A MARIA COSTA, CANTRICE DEI MITI DELLO STRETTO


Questa notte, intorno all'una, mi è apparso sulla home di facebook un post del prof. Sergio Todesco datato 5 settembre 2016, con il primo verso di una poesia di Evgenij Evtusenko "S'allontanano da noi le nostre madri ....." e sotto una sua foto con Maria Costa sorridente come non la si vedeva da un po'. Colta da un presagio ho cliccato sulla foto e letto i commenti scoprendo così che la nostra poetessa stava morendo... La sua anima volerà lasciando il corpo terreno nella tarda mattinata del 7 settembre.

Sergio Todesco e Maria Costa
Avrebbe compiuto 90 anni il prossimo dicembre la poetessa messinese che, con la sua arte ed un particolare modo di recitare i suoi versi, rigorosamente in vernacolo, ricordando i cantori di un tempo, ha dato lustro alla Sicilia. Maria Costa era una presenza quasi fissa agli appuntamenti culturali messinesi dove veniva invitata e accolta sempre con grande affetto e ammirazione. Non c'era evento che non la vedesse protagonista e lei, malgrado la sua veneranda età, riusciva a rubare la scena e a catalizzare l'attenzione intrattenendo grazie al suo carisma unito ad una memoria invidiabile che le permetteva di declamare le sue poesie senza leggerle. Eravamo sempre tutti estasiati ad ascoltare questa grande artista che, generosamente, concedeva i bis che le chiedevamo. Pur essendo nota a livello internazionale ed essere stata dichiarata dall'Unesco "Tesoro Umano Vivente", Maria Costa ha condotto uno stile di vita molto umile continuando ad abitare nella sua casa del Borgo Case Basse di Paradiso, a Messina, laddove amici, conoscenti e vari artisti andavano a trovarla per godere della sua immensa cultura sui miti e sulle leggende che avvolgono lo Stretto. Ma la nostra poetessa cantava anche del terribile terremoto e maremoto che nel 1908 distrusse Messina. 

TIRRIIMOTU TI MITTISTI IN MOTU
"Radames! Radames! Aida! / Del mio pensiero tu sei regina / Tu di mia vita sei lo splendor!" / Chi su' sti battimani a uragani? Matri! / Chi su' sti fraiddi disumani? / Cola! Cola canciau di spadda, / s'allitiau a cità versu l'abissu. / Quanta amarumi! / Di coppu ruspigghiati / matri dispirati / matri spilanati / trafitti e scunsulati. / Facci piatusi / ppsi â cruci, / motti usciati, / motti a sciobba-vigni, / motti ncastrati, / motti scafazzati, / motti nfigatati, / motti a ndrinucchiuni, / motti a mpennuliuni, / manciati di muscuni, / motti a tunnillati, / motti accatastati / ô fossu sciddicati. / Giummi russi, / figghi e Urali, / figghi tracannali, / mani sudati, / mani mpivvirazzati, / mani travagghiati, / mani nzaguliati, / mani ssuccariati, / mani affritti, / mani, mani, mani, mani biniditti. / S'arrivatau lu munnu nta tranta e un secunnu / e fu stràziu e ruina / pâ pòvira Missina. / Ma i na sciangazzedda / unni a matina nesci a spera divina / na spera santa i luvanti / splinnìa comu brillanti. / Arrancava la vita!
Maria Costa
[Traduzione in italiano]
TERREMOTO TI SEI MESSO IN MOTO - "Radames! Radames! Aida! / Del mio pensiero tu sei regina / tu di mia vita sei lo splendori" // Che sono questi battimani ad uragani? / Madre! / Che sono queste scintille disumane? / Cola! Cola ha cambiato di spalla, / si è sprofondata la città verso l'abisso. // Quanta amarezza! I Di colpo svegliate / madri disperate / mani affilate / trafitte e sconsolate. // Facce pietose / appese alla croce, / morti gonfi, / morti a spaventapasseri, / morti incastrati, / morti schiacciati, / morti infegatati, / morti a ginocchioni, / morti penzolanti / divorati dai mosconi, / morti a tonnellate, / morti accatastati / al fossato scivolati. // Fiocchi rossi, / figli e Urali / figli aitanti, / mani sudate, / mani impolverate, / mani laboriose, / mani insanguinate, / mani sfinite, / mani afflitte, / mani, mani, mani, mani benedette. // Si è rivoltato il mondo / in trenta e un secondo / e fu strazio e rovina / per la povera Messina. / Ma da una fessurina / dove la mattina esce la spera divina / una spera santa da levante / splendeva come brillante. // Arrancava la vita!

In una puntata della trasmissione "Liberi & Forti" del compianto Mino Licordari che le chiedeva "Cosa c'è dentro Maria Costa" la nostra poetessa rispondeva così "Io cerco di fare emergere cose perdute che hanno una storia, come le storie del mare... mio padre diceva che la civiltà viene dal mare. Tutti i venti che provengono da sud sono venti impetuosi, come lo scirocco, mentre quelli che provengono da nord sono venti gentili". E poi lascia una sorta di testamento dicendo: "Alla mia morte quello che ho dedicato alla Calabria portatelo alla Calabria", perchè la nostra poetessa ha sempre cantato di Scilla e Cariddi. 

SCILLA E CARIDDI
Dici a liggenna chi Scilla e Caridd'ì / èrunu mostri cu sei rossi testi, / mpruppati i sutta cu occhi mulesti, / cu rossi mirini e tisi titiddi. / Gghiuttìunu acqua e ciatu a non po' cchiui / e poi bramusi i coppu a vumitàunu / tri voti ò ionnu, e poi bbaiàvunu / comu i cani bocciarischi tutt'e ddui. / Scilla lagnava i na rocca mpunenti, / Cariddi siminava motti e ruina: / sdillirìunu ntà ributtatina, / mustrannu sempri setti fila i denti. / Tantu chi quannu passau l'anticu aroi, / a latru e latruni se' coria si mmuccàru: / ssummàru se' testi e nta nenti s'i llapàru, / mancu li cani! comu saddi e ancioi. / Facìunu stragi sempri a lupatina, / a finimunnu, cu furia nfìnnali, / scuncassannu dù Strittu lu funnali / e i pidamenta di Riggiu e Missina.  
Maria Costa
[Traduzione in italiano]
Dice la leggenda che Scilla e Cariddi / erano mostri con sei grosse teste, / tentacolati sotto con occhi molesti, / con grosse mammelle e tesi capezzoli. // Inghiottivano acqua a fiato a non ne posso più / e poi bramose di colpo la vomitavano / tre volte al giorno, e poi abbaiavano / come cani boccia-reschi tutt'e due. // Scilla si lamentava da una rocca imponente, / Cariddi seminava morte e rovina: / deliravano durante il ributtare del mare, /mostrando sempre sette file di denti. // Tanto che quando passò l'antico eroe, / a ladro e ladrone sei vittime ingoiarono; / emersero sei teste e in un fiat le aggredirono, manco i cani! come sarde e acciughe. // Facevano strage sempre famelicamente, / a finimondo, con furia infernale, / scon­quassando dello Stretto il fondale / e le basi di Reggio e Messina.

Maria Costa ha pubblicato diversi volumi tra i quali "Farfalle serali" (1978), "Mosaico" (1980), "'A prova 'ill'ovu" (1989) e "Cavaddu 'i coppi" (1993), gli ultimi due editi da Pungitopo. Il regista Fabio Schifilliti le ha dedicato il video "Come le onde" e nel corto "Feedback Colapesce-Flusso Luminoso" dell'artista Antonello Irrera, appare sia nelle immagini sia nella recitazione. Il prof. Sergio Todesco, tra gli amici che l'hanno seguita fino all'ultimo, è stato tra i promotori per farle ottenere un vitalizio. Di seguito un video dell'indimenticato amico Stellario Mangano che ha accompagnato con la sua chitarra i versi della nostra poetessa in vari eventi. 

Adesso il Borgo di Case Basse di Paradiso non sarà menzionato solo per aver dato l'ispirazione poetica a Giovanni Pascoli ne "L'Aquilone" ma sarà ricordato anche per aver dato i natali ad una illustre concittadina le cui opere rimarranno a imperitura memoria.

Grazie, Maria Costa

Antonella Di Pietro


N.B. - I funerali si terranno alle ore 11:00 di venerdì 9 settembre nella Chiesa di Paradiso.

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1 Commenti
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  1. Rimane di Lei un grande repertorio poetico e linguistico, in parte pubblicati nei suoi libri, ma in parte no. Sarebbe doveroso che l'Assessore alla Cultura del Comune di Messina, si ponesse l'obiettivo della raccolta e pubblicazione dell'intera opera, coordinandosi anche con l'Università di Messina.

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